La versione più antica degli Atti a lui relativi, racconta che Genesio, nativo di Arles, entrato giovanissimo nella milizia imperiale, vi esercitava l'ufficio di notarius o stenografo. Scoppiata la persecuzione, abbandonò il suo incarico e fuggì, nascondendosi ai persecutori. Essendo ancora catecumeno, chiese di essere battezzato, ma il Vescovo non poté assecondare questo suo desiderio per la calamità dei tempi e per la sua troppo giovane età. Nella fuga Genesio fu sorpreso dai persecutori presso il Rodano; allora il giovane attraversò il fiume, ma sull'altra sponda fu catturato e ucciso. I cristiani conservarono memoria del luogo dove fu ucciso lasciandovi cruoris vestigia, e trasportarono i suoi resti all'altra sponda. Era circa l'anno 303, durante la persecuzione degli Augusti Massimiano e Diocleziano. Al di là della controversia sull'autore della Passio, ciò che interessa è la testimonianza dell'agiografo che dichiara di aver messo per iscritto la tradizione orale e di averla riprodotta fedelmente. A prova di tale autenticità si può aggiungere il fatto che il racconto, povero di notizie, sembra aver tramandato la tradizione su Genesio, giunta fino al secolo V quasi inalterata nelle sue linee essenziali. A questa scarna ed essenziale tradizione vanno aggiunte altre due testimonianze sul culto del martire di Arles. Una è di Prudenzio e l'altra è di Venanzio Fortunato. Anche se solo semplici menzioni del martire, i due passi, collocati nel contesto dei rispettivi componimenti, presentano Genesio come il martire di Arles, la cui tomba venne visitata dal Vescovo Apollinare di Valenza; si ha, inoltre, notizia da San Gregorio di Tours di numerosi miracoli ivi avvenuti. La diffusione del suo culto in altre città della Gallia e regioni d'Europa, ha dato origine a localizzazioni e sdoppiamenti della figura del martire arelatense. Presso la città di San Miniato il culto di Genesio è accertato almeno dal secolo VII, come si evince da un documento della Chiesa di Arezzo, relativo a un Concilio di Vescovi toscani, tenuto nel 715 presso la pieve di San Genesio di Vico Wallari lungo la via Francigena. Dopo che i Sanminiatesi distrussero Vico Wallari nel primo trentennio del secolo XIII, il titolo di quella antica pieve fu trasferito nella chiesa di Santa Maria in San Miniato, elevata poi a cattedrale nel 1622. Papa Gregorio XV innalzò Genesio a patrono della Diocesi per l'antica e radicata tradizione di culto che gli era tributata nel territorio locale. In occasione della festa si svolge la messa pontificale con il vescovo e tutti i sacerdoti della diocesi. In passato si svolgeva anche la processione per le vie del paese.
Fonti: AA.VV. Enciclopedia dei Santi, Bibliotheca Sanctorum, Città Nuova Editrice, Roma, 2013 sanminiato.chiesacattolica.it